In questo articolo daremo di volta in volta una risposta alle numerose domande che i pazienti ci pongono, ai dubbi e ai falsi miti, che affliggono la maggior parte delle persone quando parliamo di sbiancamento dentale professionale.
Si tratta di una pratica ampiamente sdoganata, con decenni di letteratura alle spalle. Negli studi odontoiatrici sono migliaia i pazienti che si sottopongono a trattamenti sbiancanti con ottimi risultati. Inutile dire che, per non incorrere a fastidiosi effetti avversi, è necessario rivolgersi solo a professionisti del settore.
Domanda: sbiancare i denti li danneggia?
Se il trattamento viene pianificato correttamente e vengono usati prodotti certificati, lo sbiancamento dei denti non causa alcun danno allo smalto. Al contrario quando sono presenti problemi preesistenti al trattamento, come erosioni oppure lesioni cariose, e questi non vengono diagnosticate dall’odontoiatra e curati prima di procedere con la terapia, sicuramente potrebbero nascere spiacevoli effetti avversi. Il falso mito dei trattamenti sbiancanti che danneggiano lo smalto, nasce perché i primi gel, utilizzati negli anni settanta, ottanta, avevano un PH molto acido che creava un effetto corrosivo. I prodotti attualmente sul mercato, sono al contrario clinicamente testati a PH neutro e lasciano inalterata la superficie del dente.
Domanda: quanti tipi di sbiancamento dei denti esistono?
Parlando di sbiancamento professionale abbiamo a disposizione trattamenti ambulatoriali, domiciliari oppure terapie combinate. Sebbene il principio attivo sia sempre il medesimo, al variare della sua concentrazione sarà possibile allungare o accorciare i tempi di esposizione. La moderna letteratura evidenzia come, le terapie domiciliari siano più stabili ed efficaci. Questo perché un prodotto a bassa concentrazione consente tempi di posa prolungati e permette al gel sbiancante di espletare meglio il suo compito. I trattamenti ambulatoriali però, sono molto più pratici e confortevoli per il paziente. A queste due macro aree, per casi specifici, il professionista potrà decidere di intervenire con trattamenti ibridi, trattamenti che mixano terapie ambulatoriali e terapie domiciliari.
Domanda: soffro di ipersensibilità, posso sottopormi a trattamento sbiancante?
L’ipersensibilità dentale è causata dallo spostamento dei fluidi all’interno dei tubuli dentinali, questo spostamento genera uno stimolo del nervo che spesso è associato ad un fastidio di entità variabile. L’ipersensibilità può essere innescata da uno stimolo termico, tattile oppure chimico (cibi acidi). Se soffri di ipersensibilità, prima di procedere al trattamento sbiancante occorrerà risolvere il problema grazie all’aiuto di terapie domiciliari a base di prodotti fluorati (dentifrici, mousse, collutori ecc.). Qualora questi trattamenti non fossero risolutivi, occorrerà procedere con trattamenti minimamente invasivi a livello ambulatoriale (applicazioni di vernici altamente fluorate ecc). Sarà il tuo professionista a indirizzarti correttamente nella risoluzione dell’ipersensibilità.
Domanda: lo sbiancamento dei denti quanto dura?
Nel caso di sbiancamento di denti non vitali possiamo garantire un risultato a vita. Le discromie dei denti devitalizzati sono causate molto spesso dalla permanenza di residui pulpari all’interno dell’elemento. Una volta individuata la causa ed effettuato il trattamento sbiancante, risulterà quasi impossibile avere una recidiva. Diverso il discorso per i denti vitali. Lo sbiancamento in questo caso non può essere a vita. Quando il dente vitale viene sottoposto a trattamento sbiancante, le molecole che causano le discromie contenute negli strati interni del dente, sottoposte ad ossigenazione, vanno incontro a rottura. Quando queste molecole cromogene vengono scisse, la luce viene riflessa in modo differente rendendo il dente più bianco e luminoso. Nel corso dei mesi i frammenti di molecole tenderanno però a riaggregarsi creando così una lenta recidiva del colore. Questo processo solitamente può durare, in base alle abitudini e allo stile di vita, dai sei ai ventiquattro mesi. La buona notizia è che una volta effettuato il primo trattamento, il refresh risulterà più facile ed immediato perché le molecole cromogene avranno legami molto più instabili, in questo modo sarà possibile ad esempio sottoporsi solo ad una seduta di trattamento rapido post igiene oppure nel caso di trattamento domiciliare, sarà il paziente stesso in autonomia a sottoporsi ad una o due applicazioni di agente sbiancante.
Domanda: tutti possono fare lo sbiancamento dei denti?
Non è possibile effettuare il trattamento sbiancante:
• In stato di gravidanza o durante l’allattamento
• In presenza di allergie ai perossidi
• In presenza di allergie ai polimeri della mascherina
• Nel caso in cui non si fosse maggiorenni (come riportato dalla Direttiva Europea 2011/84/UE), salvo per i trattamenti medicali alla poltrona
• Qualora non si goda di una buona salute orale.
A livello generale è di fondamentale importanza che il paziente metta al corrente il professionista dentale su eventuali terapie farmacologiche a cui è sottoposto in modo da verificare l’effettiva fattibilità del trattamento. Essendo i materiali utilizzati assimilabili a presidi farmacologici è bene evitarne l’abuso senza il controllo medico.
Domanda: dopo lo sbiancamento dei denti posso continuare a fumare o a bere caffè ecc?
Al fine di ottenere il massimo risultato dal trattamento sbiancante, non occorre rinunciare alle proprie abitudini, sarà sufficiente nell’arco delle 24/48 ore successive all’applicazione del gel sbiancante, ridurre l’assunzione del te, caffè, vino, liquirizia o altre bibite e cibi particolarmente colorati, fumo (sigarette, pipa, sigaro) e tabacco da masticare, bevande eccessivamente zuccherate (succhi di frutta, bevande gassate, …), verdura come carciofi, carote e pomodori, spinaci, barbabietole, frutta come fragole, frutti di bosco, collutori a base di clorexidina.
Domanda: ogni quanto posso ripetere lo sbiancamento dei denti?
Il trattamento sbiancante andrà ripetuto ogni volta che guardandoti allo specchio non sarai più soddisfatto del bianco del tuo sorriso. Va considerato che il risultato ottenuto dopo il trattamento sbiancante, tenderà a recidivare in un arco di tempo che può variare a seconda del grado di igiene orale domiciliare, delle abitudini alimentari, dell’uso/abuso di tabacco e dello stile di vita. Questo range temporale può essere ragionevolmente compreso tra i 6 mesi e i 24 mesi. Fatta questa premessa possiamo affermare che il trattamento sbiancante, se mantenuto correttamente, è a vita. In base all’osservazione oggettiva sarà il professionista o il paziente stesso, a ricorrere ad una seduta di refresh, che come abbiamo visto sopra, sarà molto più blanda rispetto al trattamento iniziale e richiederà un minor dispendio economico ed energetico per ripristinare il bianco ottimale raggiunto al tempo zero.
Domanda: lo sbiancamento crea ipersensibilità?
L’ipersensibilità post trattamento rappresenta forse l’unico possibile effetto avverso. Colpisce circa il 65% dei pazienti che si sottopongono a sbiancamento dentale. In letteratura si evidenzia come sia un effetto più comune nei pazienti giovani. Il fastidio solitamente insorge durante il trattamento e per pochi giorni successivi, ma raramente può presentarsi anche a distanza di un paio di settimane. Esistono in commercio diversi prodotti a base di nitrato di potassio (dentifrici, collutori oppure nei casi più estremi gel ad alto contenuto di nitrato di potassio, da applicare con mascherine da impacco) che, agendo all’interno del dente, depolarizzano il nervo, interrompono velocemente l’ipersensibilità insorta.